Laura Tinari: ‘Quarto tempo’ è uno spazio di incontro e confronto per lo sviluppo del nostro sport’

Laura Tinari, dal 2023 guida la Divisione Serie B Femminile e dal 2021 è Responsabile Calcio Femminile della LND Abruzzo, di cui oggi è anche Vicepresidente Vicario.

Imprenditrice nel settore della comunicazione ed esperta di parità di genere, nel triennio 2014-2017 è stata nella Presidenza Nazionale dei Giovani Imprenditori Confindustria con delega alla Responsabilità sociale d’impresa e Politiche di genere e poi Presidente Giovani Imprenditori Confindustria L’Aquila. È stata anche componente della Commissione per le Pari opportunità della Regione Abruzzo.

Presidente, cosa rappresenta per lei partecipare allevento Quarto Tempo e poter parlare di calcio femminile in un momento così importante per la crescita del movimento?

‘Quarto tempo’ è uno spazio di incontro e confronto, dove trattare le tematiche più importanti per lo sviluppo del nostro sport. La componente maggiore del calcio femminile, in termini di società e tesserate, risiede nel movimento dilettantistico tra campionati di Eccellenza regionali, Serie C e Serie B. Parlare di noi, delle nostre priorità, criticità e punti di forza su questo palcoscenico vuol dire ribadire il nostro ruolo nel presente e nel futuro del calcio italiano”.

Il calcio femminile nasce e cresce sul territorio: quanto è importante la collaborazione con i Comitati Regionali e con la Lega Nazionale Dilettanti, che rappresenta il primo passo per molte società? Molte squadre oggi in Serie B arrivano proprio dalla Serie C. Quanto conta valorizzare questo percorso di crescita e mantenere un dialogo costante con la base del movimento?

“Come in tutte le cose il dialogo è fondamentale, consente di affrontare insieme i problemi e trovare soluzioni congiunte. La Serie B è l’apice del movimento dilettantistico, e seppure con le dovute differenze connaturate all’essere categorie diverse, con la Lega Nazionale Dilettanti, e le sue componenti interne, condividiamo molto, con il Presidente Abete il confronto è, infatti, costante. Uno degli esempi maggiori è stato il progetto di riforma dei campionati avvenuto lo scorso anno, sul quale abbiamo lavorato insieme al fine di trovare la migliore soluzione per dare una nuova stabilità a tutte le categorie”.

 In che modo la collaborazione tra club di Serie A, Serie B e il Dipartimento Calcio Femminile della LND può contribuire a far crescere lintera filiera, dal settore giovanile alla prima squadra?

Il concetto di filiera, di cui parleremo durante l’evento, non è unico e deve essere oggi centrale nello sviluppo del movimento femminile: la filiera lega la base al vertice e rende più armonico il passaggio tra le categorie; unisce trasversalmente tutte le componenti che si occupano di femminile, le Divisioni A e B, il Dipartimento Calcio Femminile, i Comitati regionali, AIAC e AIC; e infine rende sostenibile il lavoro delle Società con progetti legati all’attività femminile, che vanno dal settore giovanile fino alla prima squadra. Il professionismo sembra interessare solo la Serie A, ma in realtà riguarda tutti noi: la responsabilità di formare le giovani generazioni non è solo dei 12 club di Serie A, ma di tutte quelle società che portano avanti progetti soprattutto di scuola calcio”.

La Serie B è diventata un campionato sempre più equilibrato e competitivo. Qual è oggi il suo ruolo allinterno del progetto di sviluppo del calcio femminile italiano?

“Talento, valori, responsabilità sociale, territorio, dinamicità ed equilibrio sono le parole che meglio raccontano una Serie B Femminile, vissuta tra campo ed etica. È una categoria ambiziosa e piena di progetti per il futuro, fatta di tante ragazze giovani, italiane e di valore, che ne fanno l’Università del talento calcistico femminile italiano. Siamo espressione di grandi piazze del calcio italiano e di società di puro settore, infatti accanto al campo c’è un mondo fatto di valori etici e responsabilità nei confronti del territorio in cui le società vivono, giocano e da cui traggono legittimità”.

Quanto è importante la visibilità mediatica, non solo per le grandi squadre ma anche per le realtà territoriali e dilettantistiche?

“La visibilità mediatica è importante tanto quanto difficile da raggiungere. L’apice della piramide del movimento – Nazionale maggiore e Serie A – hanno intrapreso un percorso con i principali broadcaster per la trasmissione delle gare; già la Serie B è meno appetibile e così abbiamo fatto una scelta diversa, dalla scorsa stagione le partite del nostro campionato sono trasmesse su Vivo Azzurro Tv, la OTT della Federazione, e quest’anno abbiamo inserito un anticipo a giornata per dare più visibilità alle gare di cartello. Nei Comitati regionali, e penso all’Abruzzo, si sono fatti accordi con le tv locali per trasmettere in chiaro e sui canali social un anticipo al sabato. Bisogna tentare per uscire dall’anonimato”.

E per concludere: c’è un momento o una partita che le è rimasta nel cuore da quando è alla guida della Divisione Femminile?

“Sicuramente ‘B to Be’, l’evento che ha chiuso la scorsa stagione sportiva, celebrando per la prima volta nella sua storia le protagoniste – società, calciatrici, tecnici – della Serie B. La Divisione lavora per far emergere la vera essenza di questa categoria, dotarla di una propria identità che valorizzi quei caratteri che la rendono solo se stessa.  Accanto all’evento c’è stato nei mesi scorsi il restyling dell’immagine della Serie B, un nuovo logo e una nuova identità anche digitale. Il senso di appartenenza si costruisce anche intorno a queste cose, a giornate dedicate, eventi in cui premiare il valore agonistico e far emergere quello simbolico, che le società possiedono”.

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